La Onna di ieri che si trova arrivando oggi ricorda in modo impressionante le vecchie immagini in bianco e nero di Berlino rasa al suolo dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
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| Onna, centro storico |
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Onna targa alla memoria |
Onna, papaveri rossi |
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| Onna, vite scoperchiate |
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| Onna, bagno |
Se si gira l’angolo della via, però, un cartello in legno avvisa subito che quello che sta oltre è il villaggio messo su dalla Provincia di Trento e dalla sua protezione civile: casette in fila, colorate, tutte ad un piano soltanto. Lo fanno somigliare stranamente ad un centro per vacanze o ad un quartiere residenziale californiano: ogni villetta con la sua brava tettoia in legno e il medesimo pezzo di giardino, ben curato, sul davanti. Per entrare si passa davanti ad una piccola chiesa in legno, che somiglia più ad un gigantesco giocattolo, dove è sistemata anche la bacheca che illustra il progetto MAP (Moduli Abitativi Provvisori) di Onna. "Voluto e discusso da tutta la popolazione", si precisa più sotto. Il vecchio signore che si siede sulla panchina nella piccola piazza pulita e moderna, spiega di essere un imprenditore in pensione. Vive, dice, con la moglie in 48 metri quadri: “E’ difficile, sa? Siamo in due, avevo appena fatto allargare la nostra casa”. Poi guarda fiducioso oltre l'ingresso, là dove rimangono le macerie dell'abitato precedente e mi dice che “tanto fra due anni ci torniamo, a casa”.
E’ la stessa cosa che mi ripete un nonno che spinge il passeggino sul pianerottolo comune di una delle palazzine del progetto CASE (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili) di Paganica Uno.
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Paganica Uno, strada di accesso |
La gente si affaccia dai balconi, le porte si spalancano: “Venga su – dice una donna dal terzo piano – venga su che le faccio un caffè: da qui si vede un bel panorama”. Un bel panorama è da stentare a crederci, in quella desolazione di cemento. Ma le montagne d’Abruzzo circondano abbracciando e lasciano spazio allo sguardo. Da Paganica Uno si va via in fretta, appena il tempo di scambiare due parole con qualche anziano abitante per capire che anche qui sono tutti fiduciosi che questa sia una situazione precaria, che avrà fine prima o poi. Nessuno forse ha detto loro che invece proprio i progetti C.A.S.E. sono da considerarsi definitivi, e indistruttibili.
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| Paganica Uno, progetto CASE |
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Il centro storico di Paganica, dove sono rimaste solo macerie |
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Paganica I pianerottoli del progetto Case |
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| Paganica centro storico La prima ruspa |
Un abitante di Paganica, dove la prima ruspa è arrivata da un mese soltanto, conferma come molti anziani siano annichiliti dalla perdita totale di punti di riferimento. E di come poi, passati ben tre anni dal sisma, ci siano ancora 160 persone in tutta la provincia che vivono in baracche abusive di legno, 180 coloro che sono - ora come allora - sistemati in albergo, sulla costa.
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La nuova chiesa dei Map di Onna |
Parliamo di questi sfollati anche sulla porta della chiesa di Onna, dove un matrimonio sta per esser celebrato e dove sui pochi banchi in legno vengono poste candide orchidee giganti. Il prete è molto indaffarato ma risponde gentilmente: “Un vero disastro: le famiglie stanno ancora insieme per miracolo. Vanno tutti avanti a forza di psicofarmaci”.
Un frate francescano con tanto di sandali e saio si appende alla corda di tre campane, recuperate dalla vecchia chiesa crollata e montate su di un trespolo dalla protezione civile trentina, che ha lasciato tanto di firma. Quella del Lazio ha invece voluto un solo messaggio all’ingresso della piccola e ben curata comunità di casette colorate, ognuna col proprio pezzo di giardino, il portico in legno davanti all’ingresso e lo stendino pieno di bucato ad asciugare: "Saremo sempre con voi", c'è scritto sulla pietra.
I bambini passano in bicicletta, giocattoli in plastica colorata sono sparpagliati un po’ ovunque. Oggi è domenica. Con buona pace di tutti, naturalmente.
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La piazza centrale del Map di Onna |
San Martino del Carso
Di queste casenon è rimastoche qualchebrandello di muroDi tantiche mi corrispondevanonon è rimastoneppure tantoMa nel cuorenessuna croce mancaE’ il mio cuoreil paese più straziato
Giuseppe Ungaretti
Sara Elter















